
Per la sesta puntata della nostra rubrica, ho pensato di parlarvi di un artista in mostra con una personale in Pinacoteca a Città di Castello, Paolo Icaro.
Classe 1936 dagli anni sessanta è presente nelle maggiori rassegne d’arte contemporanea nazionali ed internazionali, spaziando dai temi dell’Arte Povera a quelli della Process Art. Impossibile parlare dei suoi numerosi lavori, di conseguenza ho scelto di presentarvi il mio preferito.

L’opera in questione è Volo di Farfalla Bianca: prodotta per la prima volta nel 1968 , costituita da una campana di vetro e dall’azione che si è svolta al suo interno. L’artista infatti ha annerito la superficie con del nerofumo e ha lasciato volare “libera” nello stesso spazio una farfalla, i colpi contro il vetro dati dall’insetto hanno asportato piccole porzioni di annerimento.
L’opera dal forte impatto visivo ed emotivo, nella sua essenzialità, inevitabilmente mi riconduce alla semiotica del modo classico: la farfalla è simbolo della volatilità del pensiero (ispirazione) che si trova al principio di ogni creazione.
Con l’opera di Paolo Icaro l’uomo non ha la necessità di rappresentare l’intuizione, è essa stessa sotto forma di farfalla ad autorappresentarsi nell’opera e rendersi eterna.
Se vogliamo continuare il nostro divertissement, addentrandoci in una lettura sempre più complessa sullo stesso sentiero, possiamo parlare dell’altro elemento: il fumo. In effetti il fumo è di per sé un elemento volatile e talvolta visibile a stento, in altri casi è esso stesso a rendere visibile l’invisibile (pensiamo a un fascio di luce proiettato attraverso una nuvola di fumo).
In questo caso, depositatosi sulla superficie liscia della campana, l’ha annerita rendendo impossibile alla luce e allo sguardo, filtrare all’interno mentre l’insetto con i suoi movimenti crea dei varchi nel nero: perfetta similitudine di come le intuizioni e quindi l’arte portino la luce nella nostra quotidianità.