
Matteo Casilli è un giovane fotografo romano che ha fatto una cosa talmente semplice che nessuno prima d’ora ci aveva pensato: mettere “al muro” i personaggi della scena musicale italiana, prendere una macchina fotografica e scattare ritratti in bianco e nero (ben 261!) per farne infine un libro, bellissimo, che si intitola “Musician”.
di Andrea Luccioli
Poi sono arrivati quelli della Marvis LabL, etichetta discografica e laboratorio artistico, che hanno ben pensato di dare alle stampe il progetto di Matteo Casilli.
A quanto pare quindi la cosa sta funzionando.
Di certo ha funzionato sui social, dove già dopo il primo scatto, i ritratti di Matteo Casilli erano diventati cult.
Lo ha raccontato lui stesso a Formato Ridotto Live a Foligno dove ha presentato il libro e soprattutto si è fatto intervistare.






Breve bio: Matteo Casilli lavora “seriamente” come fotografo da 14 anni, ha imbracciato la prima macchina a circa 5, non ha santi in paradiso (lo tiene a precisare), solitamente fa street photography ed è, inoltre, un finto timido.
Con questa storia dei ritratti casalinghi ha messo in fila nomi incredibili: da Giorgio Canali a Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, da Dente a Ron, da I Ministri agli Zen Circus, da Levante a Motta fino a Ennio Morricone.
Insomma, la narrazione esatta della musica italiana.
Da dove nasce l’idea di Musician?
«Sono stato fortunato. Il progetto è nato per caso. Un paio di anni fa, ad agosto, ho dato una festa a casa mia.
Tra gli ospiti c’era un musicista. Non ho fatto altro che montare un piccolo set, scattare e mettere la foto su Facebook.
Lo scatto ha ricevuto moltissimi like e pochi giorni dopo ho ripetuto la cosa con Gabriele dei Joe’s Victor.
Anche lui ha messo la foto su Facebook ed è diventata virale».
E poi?
«Ho iniziato a scattare con gli artisti della scena indie romana perché è la scena che frequento, di conseguenza ho terminato il progetto facendo foto al concerto del Primo maggio.
In mezzo ci sono stati gli articoli di Rockit, Rolling Stones e via dicendo.
Sono stato ospite di Silvia Boschero a Stereonotte di RadioUno, insomma, un gran bel viaggio».
In passato hai lavorato con Terry Richardson, vero?
«Sì. Ero a New York, l’ho incontrato per strada e l’ho fermato.
Gli ho detto che ammiravo il suo lavoro.
Lui mi ha detto: hai mai fatto l’assistente per uno shooting? Vieni a lavorare per me che mi è saltato un assistente.
Io, ovviamente, sono andato e così ho fatto tre shooting con lui».
«Bianco e nero, obiettivo 50mm con flash. Lo so, probabilmente è una scelta un po’ paracula» Matteo Casilli
Parliamo di Musician, che tecnica hai utilizzato?
«Bianco e nero, obiettivo 50mm con flash. Lo so, probabilmente è una scelta un po’ paracula (ride, ndr).
A me piace il colore, ma questo progetto è nato così e così è andato avanti.
Devo dire che chi ha visto le foto mi ha fatto notare che il bianco e nero, in qualche modo, rende le foto senza tempo».
È stato facile agganciare gli artisti?
«Affatto. Portare gente a casa è stato difficilissimo. Un grande aiuto me l’hanno dato amici come Tommaso dei Thegiornalisti.
Una volta che si è sparsa la voce e le mie foto sono diventate virali, è stato più semplice.
Tutti volevano avere uno scatto mio. Certo, ho ricevuto anche dei no e in molti casi mi sono dovuto spostare, ma alla fine il progetto è qui e credo che il suo successo sia dovuto al fatto che è il racconto di un periodo, di una scena.
È lo stato dell’arte della musica italiana».
Il più difficile da fotografare?
«Motta, perché la foto di copertina del suo disco è praticamente uguale alle mie foto!».
Quindi cosa ti hanno dato i musicisti che hai conosciuto?
«Il cd! (ride ancora, ndr). Scherzo. Sono iniziate amicizie e conoscenze molto belle.
Grazie a questo progetto ho fotografato Ennio Morricone e sono andato addirittura a casa sua a fargli vedere la foto.
E poi ho avuto la fortuna di fotografare Fausto Mesolella degli Avion Travel che dopo due settimane è morto.
Musician, oltre alla mia famiglia, è dedicato a lui».